lunedì 13 giugno 2011

Ciao a tutti!
nel post precedente vi ho parlato dei minori in carcere, in questo post vi propongo una testimonianza di un ragazzo Alessander, di 19 anni che fin dall'età di 9 anni ha iniziato a delinquere ma che ora spera in un futuro migliore! 
Penso sia bello leggere queste testimonianze perchè ci si può rendere conto del fatto che spesso i minori che si trovano in carcere vengono rieducati, comprendono i propri errori e desiderano un futuro migliore, bisogna solo aiutarli affichè ne abbiano le possibilità!
(la testimonianza è ripresa dal sito "www.ristretti.it")


La mia storia inizia a nove anni. Il mio primo divertimento inizia a nove anni. Inizia così: a soli nove anni ero già un delinquente e a 13 anni già guidavo per le strade e rapinavo. Poi dopo essermi bastato il divertimento con gli amici e le discoteche cominciai ad avere dei problemi: a casa facevo tardi e così me ne andai da casa e feci il mio più grosso errore. Da lì cominciai a prendere delle droghe più pesanti delle canne e così la mia vita cambiò e diventò un inferno e così la mia prima esperienza in Sardegna di galera fu a soli 13 anni e così dicendo sino ad oggi che ne ho quasi 19. Beh, io ho qui mio padre e mia sorella e sono veramente cari con me, mia madre divorziò da mio padre quando io avevo 3 anni, beh io penso che se non fosse andata così ora io non sarei qui beh per il mio futuro penso di non fare più gli stessi sbagli di cui ora sto buttando la mia gioventù, io penso di mettere su famiglia e di mettere in funzione la mia capacità beh spero che ho chiuso con la giustizia, che il mio sogno si possa avverare e magari trovare una piccola sistemazione.
Alessander

domenica 12 giugno 2011

Minori in carcere

Ciao a tutti!
oggi vi vorrei parlare dei minori in carcere analizzando la situazione attuale in Italia; ma più nel particolare vorrei "dare dei numeri", qui nel Veneto precisamente a Padova vi è la Casa Circondariale in cui si trovano 184 detenuti di cui 65 sono detenuti con figli e vi sono 84 minori; nella Casa di Reclusione invece vi sono 696 detenuti di cui 243 detenuti con figli e 316 sono minorenni.
In generale c'è da tener presente che su cento persone denunciate in Italia poco più di tre sono minorenni il chè è un dato confortante se comparate con gli altri paesi: in Francia e in Germania la presenza di minorenni nelle carceri è quattro volte superiore mentre in Inghilterra una denuncia su quattro riguarda i minorenni.

In Italia i reati più frequenti sono i furti nei negozi, le rapine e le estorsioni mentre sono in diminuzione i furti nelle abitazioni e delle autovetture, come anche i reati riguardo gli stupefacenti.
Ascoltando i ragazzi spesso si notano situazioni difficili, di abbandono e di violenza sia fisica che psicologica e sfruttamento. Spesso questi giovani provengono da ambienti dove è presente la microcriminalità dove spesso sono sfruttati per contrabbandare sigarette, rubare e prostituirsi.

Gli Istituti minorili hanno come finalità quella di recuperare i ragazzi e ciò avviene attraverso attività educative, di sostegno e stimolo. Soprattutto tra i minorenni stranieri detenuti non vi è l'ambizione di studiare, imparare la lingua. In generale i minorenni detenuti preferiscono allo studio le attività mauali ed artigianali come ad esempio lavorare l'argilla, il legno, i materiali di riciclo; inoltre sono anche più interessati a praticare sport.
La maggiore mancanza  per questi detenuti è l'avere un rapporto con la famiglia di origine, per molti non vi era neanche prima di entrare negli istituti minorili; e spesso pochi di loro nel loro percorso rieducativo riescono a recuparare un rapporto con la propria famiglia con cui possono avere un colloqui settimanale. Ecco che in questa difficile situazione punto fondamentale e base per il miglioramento è l'educatore che assume un ruolo importante per il minorenne in quanto egli ha bisogno di aprire le proprie prospettive e renndersi conto che non vi è solo la violenza e la criminalità, ma anche altri valori molto importanti è si possono imparare a vedere nella propria vita e si possono attuare.
Credo sia importante dare l'opportunità a questi ragazzi di mogliorarsi perchè hanno tutta una vita davanti e possono avere la possibilità di imparare tante nuove cose sviluppando la propria personalità in modo diverso da come è stato in passato e tirar fuori, far nascere tante caratteristiche positive della loro persona.

sabato 11 giugno 2011

Intervista ad una mamma


Ciao a tutti,
vi propongo in questo post un’intervista ad una mamma detenuta alla Giudecca che ha quattro figli. In questa testimonianza si può vedere la disperazione della madre separata dai propri figli e il senso di colpa che posta con sé…
(la testimonianza e tratta del sito www.ristretti.it)

“Che posso dire del rapporto con i miei figli? Che al momento sono “perduti”, ma dico al momento perché tornerò e li ritroverò.”
Che cosa mi sta succedendo, da quando sono in carcere? Nella mia mente, che
ora non riceve nessuno stimolo-distrazione esterna, continuano ad affollarsi un’infinità di ricordi, e spesso mi tormento con i sensi di colpa, io mi do sempre la colpa. Lo trovo strano, perché fuori non mi soffermavo molto sul passato ma ero presa dal presente e proiettata nel futuro, anche se gli ultimi anni sono stati parecchio difficili, perché dovevo vivere con “la spada di Damocle”, ovvero, c’era sempre in agguato il rischio del mio rientro in carcere, che poi da rischio è diventato realtà.
Luca l’ho lasciato con 4 denti e non camminava ancora, ora parla. Al telefono ride e dice ciao, a tutti i bambini piace giocare con il telefono e sentire chi parla, sento la voce di mia madre che lo invita a dire “ciao mamma”, ma lui dice solo ciao: del resto, come può chiamarmi mamma se non sa chi sono, e la sua mamma ora è la nonna? Matteo invece non mi vuole neppure salutare, è offeso, si sente ingannato. Quando mi hanno portata via a lui che piangeva disperato in braccio alla nonna gli ho detto che tornavo presto. Le prime volte che lo sentivo al telefono piangeva e mi diceva: “Vieni tu”; anche un mese fa all’ultimo colloquio è stata la prima cosa che mi ha chiesto: “Vieni a casa?”
gli ho detto che “la mamma deve stare ancora un poco qui, ma poi viene a casa, presto”. Non mi ha detto niente ma nei suoi occhi ho letto la delusione, ha 3 anni. Piangendo rivedo Lara quando 9 anni fa al primo colloquio dopo 3 mesi che non la vedevo mi ha detto: “Resto con te”! “Non puoi”… “Perché?”. .. e non potevo più risponderle, due agenti mi stavano portando via. Anche lei non aveva ancora tre anni e io so che qualcosa le si è spezzato dentro: lei mi vuole bene, ma nello stesso tempo mi respinge, ha sofferto troppo, si difende. Andrea, il mio bambinone, sempre allegro ma anche tanto fragile. Quando mi hanno arrestato, in caserma l’ho allattato l’ultima volta, lui si era addormentato e quando si è risvegliato io non c’ero più. Io vivevo in simbiosi con i primi due, per imiei genitori i primi mesi sono stati drammatici. Li vedevo poco, sono lontani, il viaggio è stressante per tutti, ci sentiamo al telefono e quando chiedo “Cosa fate? raccontami qualcosa”, mi
rispondono “Il solito”. Già, il solito… Che posso dire del rapporto con i miei figli? Che al momento sono “perduti”, ma dico al momento perché tornerò e li ritroverò”.

Giuliana adesso è fuori, in famiglia: lei è una delle poche che, finora, hanno usufruito della nuova legge sulle detenute madri.
Quelle che seguono sono le sue prime impressioni di un ritorno, non facilissimo, a casa.

“Sono tornata e li ho ritrovati Andrea era così emozionato che piangeva, quanto mi ha aspettato, quante volte le sue speranze sono state frustrate… Matteo non riusciva a parlare, Luca, quello che temevo non mi riconoscesse più, è stato subito affettuoso. Lara mi osservava. “Siete contenti che la mamma è qui? Sono tornata, resto, non vado più via!”. “Penso di sì”. La risposta di Lara. Poi si sono scatenati: ognuno di loro mi faceva vedere le proprie cose per rendermi partecipe della sua vita, contemporaneamente (naturalmente!)… un’esplosione di energia. Ed io stavo arrivando da diciotto
mesi di vita statica, semi isolata. Un forte impatto emotivo, e un forte impatto nelle dinamiche famigliari: tre donne (mia madre, mia sorella, io), quattro bambini, possono nascere
incomprensioni, crearsi tensioni. In carcere ci si trova in una sospensione temporale, si è rinchiusi, i ritmi di vita sempre uguali, senza novità, sono subiti, agli arresti domiciliari invece sei rinchiuso in casa tua. Sono in famiglia, ci sono stati alcuni momenti in cui mi sono sentita demoralizzata, insicura, spersa. Vai dentro ed è uno shock, esci ed è un altro shock. Ma è normale che in famiglia possano esserci dei problemi, nulla comunque che non si possa risolvere con un dialogo franco. La nonna e la zia Lilli sono felicissime del mio ritorno, io sono grata a loro, se ho ritrovato subito i miei figli è perché hanno coltivato con loro il mio ricordo e hanno atteso il mio ritorno. Ora i miei famigliari sono in vacanza, al mare. Io sono sola a casa e mi “riassesto”, sto in casa, non posso avere visite, non posso gestire il telefono. Ho l’obbligo di mantenere i contatti con i servizi sociali, mi guardo intorno, scopro che qui per fortuna c’è un’ampia offerta di servizi e di proposte di
formazione professionale. Qualche settimana per me nelle due ore in cui posso uscire, due ore di libertà, vado in bicicletta in mezzo al verde. Un mese che sono fuori dal carcere, è volato! Sono agli arresti domiciliari, sto scontando una pena in una forma alternativa alla detenzione che, anche se sono a casa, è una limitazione della libertà, ma certo non è paragonabile a quella del carcere: basta pensare che ora vedo, tocco, ascolto i miei figli. “
Giuliana Fonte

venerdì 10 giugno 2011

Donne e madri detenute

Ciao a tutti,
oggi vorrei trattare con voi il tema delle donne nelle carceri, e a volte queste donne sono anche madri. Le donne nelle carceri rappresentano una percentuale molto bassa circa il 4% del totale questo in quanto i reati commessi da queste ultime hanno solitamente il più basso grado di pericolosità sociale.
Nel giugno 2000 in carcere vi erano 15 donne in stato di gravidanza, 56 donne madri detenute e altrettanti bambini al di sotto dei tre anni negli asili nido delle strutture carcerarie. In questo caso si fa perdere la centralità dell'innocenza del bambino sacrificandola a favore dell'espiazione della pena del genitore. Questo avviene nel momento in cui il bimbo minore di tre anni non è affidabile o tutelabile all'altro genitore (ciò avviene in quanto spesso anch'egli è detenuto).
La madre e il figlio che si trovano in carcere vengono alloggiati in spazi a loro riservati: gli asili nido. Uno degli elementi essenziali del trattamento infatti è considerare la necessità di mantenere gli affetti familiari.
Esistono anche delle case famiglia che sono strutture residenziali che consentono di ospitare madri e figli in applicazione di pene alternative alla detenzione; queste strutture vengono finanziate dai comuni per mezzo di cooperative sociali oppure associazioni di volontariato.
Vi sono stati degli studi che hanno indagato sull'effetto della carcerazione sulle donne incinte e i sui figli di madri detenute al momento del parto o che hanno comunque subito una carcerazione: il periodo pre e post-parto è caratterizzato da momenti di grande ansia per la maggior parte delle donne, ma per coloro che vivono in carcere gli stress vengono amplificati, e viene amplificato il vissuto di inadeguatezza e di impotenza.
Altri studi arrivano ad affermare che pur essendoci un miglior esito di parti tra le detenute rispetto alla popolazione libera vi è anche una maggiore probabilità di parto prematuro.
È importante tenere presente che la rottura dell'unità familiare genitore-figlio-ambiente sociale è dannosa e può arrecare gravi e permanenti danni al bambino.
Inoltre nello svolgimento delle pratiche di affidamento ad altra famiglia o a una struttura di accoglienza devono essere attentamente valutate tutte le variabili che concorrono alla decisione; bisogna considerare le condizioni socioeconomiche dell'ambiente familiare, quelle di salute fisica e psichica della madre e il livello di astinenza dall'uso di droghe e/o alcol.
Se invece l'autorità giudiziaria decide di tenere il bambino in carcere dovrà essere fornita sia al bambino che alla madre ogni attenzione e assistenza; dovranno essere garantiti la frequenza gli asili nido territoriali, opportuni spazi di socializzazione, una concreta vicinanza dell'altro genitore o dei parenti e un appropriato controllo delle condizioni di salute.
Io personalmente penso che il rapporto tra madre detenuta e bambino debba essere mantenuto se non in caso di pericolosità per il bimbo; ogni bambino ha bisogno di sua madre ed ogni madre ha bisogno del proprio bambino; ecco perché penso sia importante sviluppare e migliorare sempre più le possibilità e l'organizzazione all'interno delle carceri di asili nido a disposizione di mamme e bambini affinché anche questi ultimi abbiano la possibilità di crescere con accanto la propria madre e seppur in una situazione di difficoltà, attuare un percorso educativo con accanto i propri genitori.
Voi cosa ne pensate riguardo?