martedì 28 dicembre 2010

Natale in carcere

Ciao a tutti!
è da poco trascorso il Natale, forse la festa più attesa dell'anno per la sua magicità che posta con sè... si aprono i regali, si pranza o cena con i parenti mangiando primi, secondi, dolci...si ride, si scherza tutti insieme... il Natale è sempre una festa molto attesa e desiderata da tutti!...... proprio da tutti??.... Vi siete mai chiesti come si trascorre il Natale in carcere?... io me lo sono chiesta proprio sabato scorso il 25 dicembre e così vi propongo una testimonianza di un detenuto che ci racconta come nel carcere il Natale perda la sua magicità e diventi motivo maggiore di tristezza e solutidine e come il Natale sia atteso dai detenuti e riconosciuto non nel 25 dicembre ma nel giorno in cui potranno tornare nelle loro famiglie e vedere i propri parenti...
( la testimonianza è ripresa dal sito www.ristretti.it)


Natale in carcere? E’ quel giorno che viene
dopo il 24 dicembre e prima del 26

In carcere è vero che tutti i giorni sono uguali, ma quelli festivi sono i peggiori, perché ci fanno sentire di più le assenze: della casa, dei figli, della compagna, della madre.
Il mondo all’esterno sembra scorrere come un fiume in piena, e qui dentro non cambia niente. Con la televisione vediamo cosa succede fuori, ma non tocchiamo con mano niente, riusciamo a intravedere, ma non a capire appieno, non a essere dentro quella realtà che si muove. È questo che ci manca per Natale, per il giorno del nostro compleanno o del compleanno dei nostri bambini: esserci, essere presenti.
Nessuno lo fa vedere: siamo uomini, no? Ma ognuno nel suo intimo soffre di questo suo "non esserci" nei momenti importanti della vita dei suoi cari.
Qui invece tutto resta incolore e monotono, non ci sono luci né regali. Anzi spesso gli agenti sono particolarmente irritabili, perché hanno avuto la sfortuna di dover passare il Natale con noi, in carcere. Ed è una situazione pericolosa, perché irritazione degli agenti per noi vuol dire facile rapporto disciplinare.
Allora ognuno fa finta di passare il Natale. Ci si invita a turno cella per cella, si brinda con l’acqua minerale e si taglia una fetta di panettone, per chi ha avuto i soldi per comperarlo sovrapprezzo alla spesa. È come una fiction, facciamo finta, o meglio ci fissiamo in testa che siamo nel periodo delle festività natalizie e via di seguito. Poi finalmente arriverà Capodanno, in cui brinderemo, sempre con l’acqua minerale, e passeremo la mitica mezzanotte guardando alla televisione cosa succede a New York, a Parigi, a Berlino, e ci sembrerà di aver fatto il giro del mondo in un minuto, e invece dopo due minuti ci accorgeremo che non ci siamo mossi di un millimetro dalla nostra cella.
E poi ci sono i pacchi che ci portano i famigliari, prima o dopo il Natale, e ogni volta che li apriamo o li tocchiamo ci viene il ‘magone’, ed è come girare il coltello nella ferita. Perché ogni cosa che sembra ci dia un contatto fisico con la libertà ci fa male. Una cartolina, una telefonata di auguri con i bambini a casa sono un colpo al cuore, perché il cuore è là con loro, e il corpo è chiuso qui dentro, e la testa corre, e pensa di essere a casa… i bambini che fanno casino, il panettone, l’albero di Natale e il calore della festa!
Qui fa solo freddo, e si guarda la televisione per vedere come passano il Natale gli altri, quelli fuori, tutti belli, tutti sorridenti, tutti fortunati, e non lo sanno! Allora ci si consola dicendo: ancora due-tre-sei-otto Natali e ci sono anch’io là fuori, tutto bello, tutto sorridente e fortunato, ma io, in quel momento, lo saprò di essere fortunato.
E intanto facciamo di tutto per mascherare le nostre solitudini, le nostre malinconie, e scherziamo, ridiamo (a denti stretti) e… speriamo che finisca presto.
C’è chi riesce, da vero mago culinario, su un fornelletto camping-gas a cucinare delle pietanze che un uomo libero non immaginerebbe neanche. Tortellini, pizze, piatti tipici di ogni angolo d’Italia, e ultimamente del mondo, che si avvicinano molto approssimativamente a quelli di casa. Hanno tutti una cosa in comune, un ingrediente che li fa diventare speciali, sono fatti con il Cuore, e questo speciale componente dà loro un sapore particolare, di Natale appunto. Sembra impossibile da credere, perché è un "cattivo" che ve lo dice, ma dovete fidarvi, è la verità.
E la sera di Natale ci sentiamo anche stanchi, come se avessimo fatto chissà quale festa!! Non ci siamo mossi di un passo, non siamo usciti dalla nostra cella per tutta la giornata, ma poi a colloquio con i nostri bambini potremo anche raccontare storie e fatti accaduti a Natale, perché qualcosa succede sempre e se non succede la si inventa per il loro piacere.
Però il Natale è anche bello, perché è speranza che le nostre istanze vengano accolte, che i politici ci concedano un’amnistia e un indulto, che qualcuno si accorga della nostra buona condotta e ci dia magari un permesso a casa per un giorno o due da trascorre con i propri cari. Poco importa se magari sarà il 17 febbraio, e non il 25 dicembre, per noi quel giorno sarà Natale!

Ah, scusate, dimenticavo, TANTI AUGURI A TUTTI VOI, Là FUORI !!!
Marco


Secondo voi si potrebbe far diventare il 25 dicembre un giorno "magico" anche per i detenuti? come?
Marco nella sua testimonianza ha la speranza che gli venga concesso un giorno o due per poter stare con i propri cari... voi che ne pensate?... 
                                                                                                                     Elisa 


mercoledì 22 dicembre 2010

Alfano: "a Natale regaliamo i prodotti del carcere"

Ciao a tutti!!
questa sera nell'edizione del TG5 delle ore 20.00 hanno trasmesso un interessante video in cui il Ministro della Giustizia Alfano promuove le lavorazioni e i prodotti di qualità realizzati dai detenuti degli istituti penitenziari ed egli stesso sottolinea l'importanza per i detenuti di un reinserimento alla vità sociale che deve essere attuato gradualmente per far sì che i detenuti una volta fuori non tornino a delinquere ma si inseriscano all'interno della società positivaamente imparando un lavoro mentre si trovano in carcere.
Per il momento non ho ancora la possibilità di inserirvi l'anteprima del video trasmesso al TG5 ma per chi fosse interessato inserisco sottostante il link del video che è riportato nel sito www.giustizia.it dove è possibile anche vedere tutti i prodotti realizzati dea detenuti e acquistarli!! (Buone compere! )
limk: http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_6_8_1_1.wp?previsiousPage=mg_6_8&contentId=NVA492666

Cosa ne pensate di questo video? è un'interessante proposta? Se qualcuno di voi compra qualche prodotto creato dai detenuti, lo invito a scrivere un commento su cos'ha comprato e cosa ne pensa!

sabato 18 dicembre 2010

Carcere di Padova- pasticcere dentro-prima puntata


Ciao  a tutti!
Oggi vi propongo un video secondo me molto interessante che può collegarsi come tema ai due post precedenti il cui concetto fondamentale era l'importanza di poter lavorare per i detenuti così da sviluppare abilità pratiche e anche per un benessere psicologico.
Ne approfitto che a breve arrivano le feste natalizie per proporvi un video in cui vengono preparati pannettoni nel carcere di massima sicurezza di Padova. 
In questo video un pasticcere spiega come viene preparato il panettone all'interno del carcere. 
Io penso sia una bella occasione ed esperienza per i detenuti del carcere!
E voi cosa ne pensate?
                                                      .........buon panettone a tutti!!   Elisa

lunedì 29 novembre 2010

testimonianza di un detenuto

Ciao a tutti!
oggi vi propongo una testimonianza di un detenuto del carcere di treviso che ho trovato nel sito www.ristretti.it;questa testimonianza dimostra come a volte possa essere defficile per un detenuto la vita nel carcere e, come ho accennato la volta scorsa, come a volte ci si trova solo a contare i giorni.
Questa testimonianza mi ha fatto riflettere su quanto sia importante che un detenuto abbia la possibilità di lavorare, studiare o sviluppare la propria creatività, imparare qualcosa di nuovo, di diverso...



NON LAVORARE STANCA. SONO STANCO DI NON FARE NIENTE


"Dormire circa 8 ore durante la notte sarebbe, normalmente, un toccasana, invece mi alzo… e sono stanco. Durante la giornata sono sempre più stanco. Da circa un anno, anche se riposo molto, più riposo e più mi sento stanco. Sarà perché di giorno non faccio niente, anche quando leggo sono sdraiato sulla branda a riposare… quindi, mi stanco ancora di più! Forse dovrei inventarmi un lavoro: ne ho pensati tanti, ma l'unico che posso fare in cella è dipingere, e anche se bello, non rende.
Ci vorrebbe un lavoro serio, che mi desse la possibilità di guadagnare, anche solo 300 euro al mese che, per me che non ho vizi, sarebbero sufficienti. Qualcosa che mi permetta un adeguato mantenimento e, cosa più importante, di poter mettere da parte qualcosa che possa permettermi di campare una volta fuori. Io sono dentro da 20 anni, e mi hanno fatto lavorare sì e no per 6 o 7, di contributi ne ho accumulati pochi, il mio fine pena è ancora lungo e se non lavoro adesso... Qualcuno porrebbe chiedersi perché non ci ho pensato prima, da uomo libero, quando avrei potuto lavorare come tutte le persone oneste: è vero, ma non potevo farlo, ero troppo impegnato a rubare e a fare danni, e se mi fossi dedicato a lavorare, adesso non sarei qui, a supplicare ad alta voce di essere stanco di non fare niente, che ho bisogno di lavorare, di essere impegnato a fare qualcosa che mi faccia sentire vivo.
La galera sarebbe meno pesante e un po' più "redditizia", quanto meno abbastanza redditizia da non farmi sentire più un mantenuto, da non dover più dipendere dai familiari, come ora. Togliere loro parte dello stipendio (da operai) mi fa sentire un fallito, un mantenuto anche in questo… ma non per causa mia: mi dessero un lavoro, non sarei di peso a nessuno e mi sentirei più "libero" e indipendente!"

Umberto, dal carcere di Treviso



Cosa ne pensate di questa testimonianza? Qual'è la vostra idea?
                                                                                                                             Elisa

venerdì 19 novembre 2010

Chi è il detenuto?

Se prendiamo il vocabolario della lingua italiana e cerchiamo la parola "detenuto" vediamo che una possibile definizione è: "chi sconta una pena o una misura di sicurezza detentiva".
Ma il detenuto che si trova in carcere deve essere "etichettato" solo come colui che deve scontare una pena oppure è giusto pensare anche ad una persona che deve poter crearsi dei progetti, avere degli obbiettivi e pensare che la possibilità per migliorare c'è e c'è anche qualcuno disposto ad aiutarlo?
Io credo che il carcere non debba solo essere un luogo in cui il detenuto deve stare a contare i giorni che mancano per conquistare la sua libertà.
Il detenuto è invece una persona che deve avere la possibilità di migliorarsi, di dire liberamente le proprie idee e sviluppare le proprie capacità, esternare la propria curiosità, imparare cose nuove mediante lo studio o il lavoro, singolo o di gruppo, mediante attività che possono essere proposte.
Secondo voi, invece, chi è il detenuto? E' importante e utile che all'interno della realtà carceraria vi siano attività, possibilità di studio, di lavoro, di imparare cose nuove? 

venerdì 12 novembre 2010

Cos'è il carcere?

Ciao a tutti!
Ho pensato di fare una piccola introduzione provando a dare una definizione di carcere.
Cos'è il carcere?
Una definizione precisa non c'è però possiamo affermare che il carcere è un luogo in cui delle persone, che prendono il nome di detenuti, si trovano a scontare la pena che consiste nella reclusione.
Inoltre il carcere "apre le porte" a coloro che hanno leso la libertà di un'altra persona o più.
E voi che definizione dareste di carecere? Quando sentite parlare di carcere a cosa pensate?

venerdì 5 novembre 2010

questo è il mio primo post

Ciao a tutti, mi incammino in questa nuova avventura e spero di gestirla al meglio. In questo mio blog parlerò delle carceri nel Veneto, sperando lo troviate interessante!