lunedì 29 novembre 2010

testimonianza di un detenuto

Ciao a tutti!
oggi vi propongo una testimonianza di un detenuto del carcere di treviso che ho trovato nel sito www.ristretti.it;questa testimonianza dimostra come a volte possa essere defficile per un detenuto la vita nel carcere e, come ho accennato la volta scorsa, come a volte ci si trova solo a contare i giorni.
Questa testimonianza mi ha fatto riflettere su quanto sia importante che un detenuto abbia la possibilità di lavorare, studiare o sviluppare la propria creatività, imparare qualcosa di nuovo, di diverso...



NON LAVORARE STANCA. SONO STANCO DI NON FARE NIENTE


"Dormire circa 8 ore durante la notte sarebbe, normalmente, un toccasana, invece mi alzo… e sono stanco. Durante la giornata sono sempre più stanco. Da circa un anno, anche se riposo molto, più riposo e più mi sento stanco. Sarà perché di giorno non faccio niente, anche quando leggo sono sdraiato sulla branda a riposare… quindi, mi stanco ancora di più! Forse dovrei inventarmi un lavoro: ne ho pensati tanti, ma l'unico che posso fare in cella è dipingere, e anche se bello, non rende.
Ci vorrebbe un lavoro serio, che mi desse la possibilità di guadagnare, anche solo 300 euro al mese che, per me che non ho vizi, sarebbero sufficienti. Qualcosa che mi permetta un adeguato mantenimento e, cosa più importante, di poter mettere da parte qualcosa che possa permettermi di campare una volta fuori. Io sono dentro da 20 anni, e mi hanno fatto lavorare sì e no per 6 o 7, di contributi ne ho accumulati pochi, il mio fine pena è ancora lungo e se non lavoro adesso... Qualcuno porrebbe chiedersi perché non ci ho pensato prima, da uomo libero, quando avrei potuto lavorare come tutte le persone oneste: è vero, ma non potevo farlo, ero troppo impegnato a rubare e a fare danni, e se mi fossi dedicato a lavorare, adesso non sarei qui, a supplicare ad alta voce di essere stanco di non fare niente, che ho bisogno di lavorare, di essere impegnato a fare qualcosa che mi faccia sentire vivo.
La galera sarebbe meno pesante e un po' più "redditizia", quanto meno abbastanza redditizia da non farmi sentire più un mantenuto, da non dover più dipendere dai familiari, come ora. Togliere loro parte dello stipendio (da operai) mi fa sentire un fallito, un mantenuto anche in questo… ma non per causa mia: mi dessero un lavoro, non sarei di peso a nessuno e mi sentirei più "libero" e indipendente!"

Umberto, dal carcere di Treviso



Cosa ne pensate di questa testimonianza? Qual'è la vostra idea?
                                                                                                                             Elisa

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